Nutrita di cose innocenti e frugali, pronta, impaziente di volare, di volar via – questa è l'indole mia: come non sarei dunque un poco simile all'uccello!
[Friedrich Nietzsche][1]
Io voglio, io volo, io voglio volare…tu vuoi?
Ti mostro cosa ricordo del mio librare sospesa nell’aria,
dei passaggi radenti sotto i portici.
perché tu aggiunga colore alla mia memoria.
Riesci a provare l’ebbrezza della leggerezza?
non confondere l’equilibrio con la stasi…
Osservando i disegni Giuliana Grandi ci si sente magneticamente attratti, talvolta quasi risucchiati, da queste vedute delineate con una precisione minuziosa. Sono paesaggi reali rielaborati dal filtro della memoria, della percezione, della soggettività. Ciò che cattura l’attenzione dell’artista e resta impresso nella sua mente viene successivamente trasposto sulla carta con una pratica che preserva la libertà della composizione e del contenuto rivestendola dell’ordine e del rigore del tratto. Il paesaggio, sia esso urbano o naturale, si costruisce per ampliamenti successivi rispetto ad un nucleo iniziale, l’unico limite alla sua espansione è il perimetro del foglio. Nell’incedere della mano, come in una scrittura automatica, l’artista ne perde quasi il controllo, viene meno la consapevolezza e si abbandona all’inconscio.
[1] F. Nietzsche, Dialogo dello spirito della gravità, in ‘Così parlo Zarathustra’