Cosa significa essere stati bambini e adolescenti tra gli anni '80 e '90?
Quali personaggi hanno popolato l'immaginario di questa generazione?
Le opere di Daniel Johnston offrono una prima risposta a questi interrogativi rappresentando lo specchio in cui si trova il riflesso di milioni di giovani come Laurina Paperina e Tommaso Buldini. Ultimo esponente del pensiero analogico e pioniere della Rete, questo artista americano ha contribuito alla creazione di quel bagaglio di figure 'mitologiche' che ha alimentato e alimenta tuttora il nostro immaginario, quello stesso bagaglio che Laurina Paperina e Tommaso Buldini continuano ad arricchire con la loro ricerca.
Con l'arrivo di internet e con la sua diffusione massiva a partire dal nuovo millennio, tutto è cambiato: il modo di pensare si è trasformato - da strutturato, sequenziale e referenziale - in generico, vago, globale e olistico, inoltre, si è alterato il nostro modo di fare esperienza avvicinando il lontano e allontanando il vicino, mettendoci in contatto non con il mondo, ma con la sua rappresentazione, vivendo una presenza senza respiro spazio-temporale, poiché rattrappita nella simultaneità e nella puntualità dell'istante. Così Umberto Galimberti descrive lo scenario vissuto dai giovani del nichilismo attivo, quei giovani di oggi … che non hanno più...1
Daniel Johnston (Sacramento, 1961- Waller, 2019) è un’icona della cultura underground, la cui smisurata produzione musicale e fumettistica ha influenzato trasversalmente generazioni di musicisti e di artisti. I personaggi immaginari che animano i suoi disegni - da Jeremiah The Frog a Space Duck, da Joe The Boxer a Captain America, da Eyeball alle creature bizzarre e agli altri supereroi rivisitati - nascono da una creatività senza pari innescata da processi mentali frutto della schizofrenia, oltre che di un sentire religioso di matrice cattolico metodista, radicato in seno alla propria famiglia, facilmente rintracciabile nelle citazioni bibliche e nelle battaglie contro il Male presenti nelle sue opere. Il linguaggio naturale, vivido e diretto, a tratti infantile - ispirato ai comics di Jack Kirby, ai cartoni e ai film come Hulk e Godzilla - con cui ritrae e racconta il proprio universo parallelo, ha calamitato l’attenzione dei giovani degli anni ’80 e ’90 di cui è stato capace di cantare e illustrare stati d’animo, irrequietudini e solitudini. Gli errori e le imperfezioni tecniche caratteristiche delle registrazioni Lo-Fi (low fidelity), termine da lui reinventato, vengono meno nei disegni, dove lo schema della composizione, la scelta e l’uso del colore, perfino le eventuali sbavature, sembrano essere il frutto di una scelta intenzionale e di un calcolo controllato, tanto da diventare la sua cifra stilistica.
Laurina Paperina (Rovereto, 1980) è un'artista che, sebbene poco amante delle etichette, è stata inserita a pieno titolo da Ivan Quaroni nel novero degli artisti dell'Italian Newbrow2 . Il suo immaginario è popolato da riferimenti alla Storia dell'Arte, da elementi della cultura pop e underground, nonché dalla capacità di attingere simultaneamente a una pluralità di fonti iconografiche. Tutti i personaggi ritratti da Laurina Paperina con tecnica mista (smalti all'acqua, acrilici, marker, spray) su tela sono calati nella contemporaneità e riflettono i cambiamenti culturali e sociali di un mondo che è sempre più globale, sempre più connesso. È cosi che mediante un linguaggio figurato, sarcastico, a tratti irriverente o splatter, lavorando per l'occasione sul piccolo formato, porta in mostra opere che ritraggono con umorismo situazioni complicate come quella della pandemia e delle sue conseguenze. Ne sono un esempio Andrà tutto pene e Stay at home and wait for mutation che fanno riferimento ai messaggi di speranza che pendevano dai nostri balconi in periodo di quarantena e agli hashtag di invito alla responsabilità collettiva. L'ironia e i colori sgargianti sono gli strumenti con cui l'artista riesce a descrivere la realtà alleggerendola dei suoi risvolti più cupi e opprimenti.
Tommaso Buldini (Bologna, 1979) è un esponente del Low Brow e del Pop Surrealismo. I suoi personaggi sono il risultato di una cultura che affonda le radici nel cinema horror, nel mondo della musica e del fumetto. Le sue tele sono ecosistemi ipercromatici le cui comunità di organismi viventi sono costituite da esseri surreali, promiscui, a tratti macabri collocati in ambientazioni oniriche, grottesche e bizzarre. Buldini attraverso l'immediatezza del disegno e della pittura trasferisce negli scenari infernali delle sue opere il suo subconscio, le sue emozioni e le sue ataviche paure. Le composizioni che ne risultano sono dense e caotiche, ma - nonostante questo - perfettamente armonizzate. I personaggi perturbanti che popolano i dipinti sono isolati nella loro solitudine pur trovandosi in mezzo a una massa di loro simili. Non c'è spazio per il vuoto: satura la tela, saturi i colori. Le opere in mostra segnano un'evoluzione della ricerca dell'artista bolognese nella direzione di una tridimensionalità che eccede il perimetro del quadro: Buldini interviene per la prima volta sulle tele con una spuma dai colori fluorescenti, una materia informe che tenta di invadere lo spazio e che si presenta come una sorta di blob, come un fluido corporeo o una sostanza organica secreta da qualche personaggio ritratto.
L'affinità del sentire che accomuna Laurina Paperina e Tommaso Buldini - che nasce dalla condivisione dello stesso background culturale - trova piena espressione nell'opera I giovani non hanno più, una tela realizzata a quattro mani che unisce e compendia la visione dei due artisti. Per la prima volta i loro mondi vengono messi in dialogo e la narrazione che ne esce è avvincente, così come altrettanto entusiasmante è l'elevata resa estetica. Pur restando evidente la 'paternità' di ciascun elemento ritratto, il risultato finale di questo concerto di voci è eufonico.
1 Umberto Galimberti, La parola ai giovani, Feltrinelli Editore (2018)