Un’analisi dello stato dell’arte contemporanea nel modenese - obiettivo della mostra PAM! Privatissima. Arte Modena 2020 - non può prescindere dall’esame del rapporto tra artista e territorio. Il presente testo nasce, quindi, dall’intento di approfondire tali dinamiche.
Se e come le istituzioni pubbliche e private hanno supportato e supportano tuttora la produzione, la promozione e la diffusione dell’arte contemporanea locale? Quali sono le caratteristiche, le criticità e i punti di forza di questi sistemi? Questi i principali interrogativi che hanno guidato la mia ricerca e alimentato le riflessioni seguenti.
Inizierei, quindi, con alcune considerazioni sulle tre sedi che ospitano questa collettiva e con le testimonianze raccolte dagli artisti che ne prendono parte.
Sofia Baldazzini, Assessore alla Cultura di Castelnuovo Rangone - Città d'Arte dal 2018 -, parlando della vita culturale del Comune dove opera ne mette in luce una qualità importante, quella della cura della comunità per i propri luoghi. ‘L'arte contemporanea, a Castelnuovo, parte da questi slanci e si configura come un’arte per il territorio e con il territorio’. In tale ottica sono nati i seguenti progetti: il CRAC - Castelnuovo Rangone Arte Contemporanea, attivo dal 2018 grazie alla passione artistica e all’impegno di Alessandro Mescoli, Massimiliano Piccinini e Marco Gibellini, e il progetto ImmaginAria che dal 2019, nella frazione di Montale, per merito di Tiziano Del Vacchio- imprenditore e fondatore dell’associazione modenese Rosso Tiepido -, promuove la street art[1].
A Castelfranco Emilia il maggiore promotore di arte contemporanea è rappresentato dall’associazione culturale Gli Amici dell’Arte che organizza mostre presso le sedi espositive di Palazzo Piella e della Saletta delle Arti, occupandosi della selezione degli artisti, delle opere e dell’allestimento e della manutenzione delle sale. Il Servizio Cultura del Comune, al momento, pare essere maggiormente concentrato sulla valorizzazione del patrimonio musicale, mentre resta ancora poco esplorata - sempre da parte dell’Amm.ne Pubblica - la possibilità di creare sinergie con Villa Sorra a sostegno dell’arte contemporanea locale e non.
A Pavullo, dagli anni '80, le Gallerie Civiche di Palazzo Ducale hanno accolto centinaia di artisti con l'obiettivo di unire sapientemente territorialità e nazionalità. Tra le varie novità introdotte dalla direzione artistica di Simona Negrini (subentrata a Paolo Donini nel settembre 2019) - oltre ad un’importante spinta nella direzione di una comunicazione più efficace e di una digitalizzazione dei processi e delle pratiche curatoriali – figurano: la Fabbrica delle ARTI, atelier di didattica delle arti che privilegia materiali di scarto e che accoglie studenti e docenti delle scuole del territorio comunale ed extra comunale di ogni ordine e grado, e l’Osservatorio Giovani Artisti Pavullo che nasce con lo scopo di documentare, promuovere e valorizzare il lavoro dei giovani artisti che vivono, studiano o lavorano, nel Comune di Pavullo nel Frignano (Mo).
Per quanto riguarda le testimonianze raccolte dagli Artisti presenti a PAM! mi limiterò a indicarne i filoni principali emersi dalla descrizione delle loro esperienze eterogenee. Da un lato ci sono coloro che hanno iniziato la propria carriera tra i floridi anni ’90 e il primo decennio del 2000 e che hanno potuto godere di una situazione estremamente favorevole resa possibile dall’attività di promozione svolta dall’Ufficio Giovani d’Arte[2] di Modena; dall’altro c’è chi ha iniziato la propria produzione nei decenni successivi e/o che si è formato lontano dal luogo di origine costruendo in autonomia una rete di collaborazioni altrove e stabilendo solo rapporti occasionali con il territorio modenese; infine ci sono gli ‘outsider’ rispetto al sistema dell’arte che, indipendentemente dall’anno di nascita, dal periodo di attività e dal luogo in cui si sono trovati ad operare, ne sono rimasti volutamente ai margini.
A proposito di quanto poco sopra accennato e prima di spostare il focus sugli altri attori di questa scena, vorrei menzionare il contributo importante rappresentato dall’operatività appassionata di Ornella Corradini, Responsabile del Servizio Giovani d'Arte di Modena dalla sua nascita al 2014. Sotto la sua direzione sono stati realizzati molteplici progetti e instaurate relazioni importanti per la promozione dei giovani artisti locali[3].
Allargo ora lo sguardo alle Istituzioni pubbliche e private[4] che hanno contribuito allo sviluppo dell’arte contemporanea nel modenese. Con rammarico, dovendo contenere la lunghezza del testo, non ho potuto ascoltare il punto di vista delle associazioni, dei collezionisti[5] e dei finanziatori.
Partirei, quindi, dalla FMAV[6], realtà dolceamara: o la si ama, o la si odia, non lascia indifferenti. La sua nascita ha creato scompiglio, poiché ha ribaltato dinamiche e strutture radicate e consolidate nel territorio e nella percezione della comunità modenese (artistica e non). Ma, dalla conversazione avuta con Daniele Pittèri – Direttore Generale dal marzo 2019 al maggio 2020 - ne emerge tutt’altra visione: un’attenzione al territorio tradotta nell’ideazione di progetti e riversata in una programmazione studiata a posta per le specificità del luogo in cui si colloca e in sinergia con esse. Nella progettualità della Fondazione il legame con la comunità locale viene stabilito in tre stadi: il primo, rappresentato da un processo di riconoscimento identitario, il successivo dalla proposta di nuovi orizzonti culturali all’interno di un perimetro conosciuto e, l’ultimo, dal suggerimento di ulteriori stimoli – potenzialmente spaesanti - mediante la proposta di artisti di calibro internazionale promulgatori di un’idea di arte ‘fuori dai canoni consueti’[7]. Paiono, invece, isolati i casi di esposizioni dedicate ad artisti modenesi.
Proseguo l’indagine con una carrellata veloce sull’operato delle maggiori Gallerie modenesi: D406, Mazzoli e Metronom.
La D406, nata nel 2002 dalla vincita di un bando promosso dal Comune di Modena, ha costruito nel tempo relazioni importanti e fruttuose con e per il territorio, stabilendo sinergie tra gli artisti locali, l’imprenditoria e le Istituzioni pubbliche[8].
La Galleria Mazzoli, nata dal genio di Emilio Mazzoli, ha debuttato nel 1978 segnando l’inizio della Transavanguardia con la mostra Tre o quattro artisti secchi che ne costituisce il manifesto. Da allora ha dato il via a una collaborazione costante con il critico e amico Achille Bonito Oliva e intercettato e diffuso le tendenze dell’arte contemporanea italiana e straniera. Se da un lato gli artisti locali che rappresenta - in proporzione rispetto al totale - tendono allo zero, dall’altro ha sicuramente contribuito a puntare i riflettori su Modena per quanto riguarda la capacità di questo territorio di rappresentare e promuovere l’arte contemporanea.
Metronom di Marcella Manni, sin dall’esordio, ha dimostrato il proprio impegno a sostenere in modo costante il lavoro dei giovani artisti, con una visione aperta e multidisciplinare sulla realtà contemporanea, creando sinergie tra le realtà locali e internazionali[9].
Cito il Festival della Filosofia dopo la FMAV e le Gallerie poiché, da vent’anni, funge da collettore tra i vari poli dell’arte disseminati nel territorio modenese, mettendoli in rete e sintonizzandoli sulle frequenze di una contemporaneità espressa attraverso il linguaggio filosofico e delle arti visive. Suggestiva l’immagine del Festival proposta da Daniele Francesconi, Direttore Scientifico, come di una ‘piattaforma territoriale girevole, che consente l’accesso ai temi trattati da diversi ingressi, grazie ad una programmazione ampia e varia ideata per valorizzare l’attività culturale promossa dagli operatori locali (pubblici e privati), per mescolare i diversi tipi di pubblico e per sollecitare nuovi stimoli’.
La trattazione che qui si avvia alla conclusione non ha pretese di esaustività, dovendo condensare nello spazio ristretto di 2000 parole una pluralità di esperienze e di argomentazioni. Le ultime considerazioni si concentrano sulla sintesi dei principi da seguire affinché la relazione tanto acclamata tra l’arte, le istituzioni deputate alla sua custodia e promozione e il territorio non resti uno slogan vuoto. Risulta, quindi, indispensabile ampliare e consolidare i concetti di rete e di sodalizio tra i vari operatori del settore e concretizzarli in progetti coordinati e condivisi che creino valore costante e duraturo nel e per il territorio partendo dalle sue specificità e dalle sue risorse. Un approccio sintetizzabile nel termine ‘glocal’, ovvero un pensiero di tipo globale - necessario per superare i limiti del ‘provincialismo’ e per allinearsi alla scala dei fenomeni della realtà contemporanea – abbinato ad una serie di azioni che mantengano il legame con la dimensione locale.
Ringrazio, infine, tutte le persone citate nel presente testo per la disponibilità e la collaborazione e in aggiunta a loro Fausto Ferri - Responsabile degli Allestimenti della Galleria Civica di Modena dal 1972 al 2019 - e Nadia Raimondi - curatrice delle mostre realizzate presso la Sala delle Colonne di Nonantola dal 1993 al 2002 e, in virtù di questa programmazione, una delle pietre miliari della storia dell’arte contemporanea modenese - per aver condiviso il proprio punto di vista e le proprie esperienze sugli argomenti trattati, arricchendone così la mia conoscenza.
[1]Sarebbe stato interessante, a proposito di Street Art nel modenese, riportare anche l’esperienza di Pietro Rivasi, curatore e fondatore di “Icone” festival internazionale di arte urbana a Modena, ma – per motivi di spazio - qui mi limito solo a citarlo per i più curiosi che vorranno approfondire questo tema.
[2]L’ufficio Giovani d’Arte è stato fondato nel 1986, ed è rientrato da subito all’interno del GAI – Giovani Artisti Italiani e della BJCEM – Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo, e dal 1996 anche nel GA/ER Giovani Artisti Emilia-Romagna. Questi organismi attraverso svariate iniziative hanno ampliato notevolmente le opportunità e le occasioni di visibilità e di promozione degli artisti modenesi sia in Italia che all’estero.
[3]A titolo di esempio: le edizioni di Passaggi, durante la Direzione di Walter Guadagnini, mostre bipersonali inerenti il disegno e la fotografia; quelle di Area Progetto, durante la Direzione di Angela Vettese, con personali incentrare sull’installazione; le diverse edizioni dei Concorsi nazionali Portfolio, giovane fotografia in Italiae DAB – Design per Artshop e Bookshop; le tre di ArteinContemporanea Emilia-Romagna e di A cura di…Concorso regionale per giovani curatori e, per concludere, il Concorso per l’assegnazione di due atelier in via Carteria a Modena in uso gratuito agli artisti per due anni.
[4]Nel testo, per motivi di spazio, annovero solo le realtà ‘principali’. Tra le Istituzioni non presentate un approfondimento interessante, per chi volesse riprendere questa ricerca, meritano - fra le altre - anche: i Musei Civici; il MATA – Manifattura Tabacchi, le Biblioteca Civica d’Arte Poletti, Emilia Romagna Teatro Fondazione, il Centro Musica e il progetto di arte pubblica Modena Ovest Pavilion. Tra le Gallerie non elencate, ma annoverate dagli artisti, figurano: Artesì, Il Divano di George, Sansalvatore e Dislocata.
[5]È comunque dovuto almeno un accenno alle Collezioni Cattelani che a partire da Carlo e proseguendo con l’operato dei suoi figli hanno scritto un capitolo importante nella storia del collezionismo.
[6]Fondazione Modena Arti Visive nasce, per iniziativa del Comune di Modena e della Fondazione di Modena, nell’ottobre del 2017, raccogliendo l’eredità e il patrimonio culturale delle tre istituzioni che sono confluite in essa: la Galleria Civica di Modena, la Fondazione Fotografia di Modena e il Museo della Figurina. Tre i suoi compiti fondamentali: quello istituzionale di valorizzazione e salvaguardia del patrimonio artistico; quello di consolidamento degli indirizzi intrapresi in termini di produzione, esposizione e formazione; quello di connessione con il territorio interloquendo con la cittadinanza, con gli altri operatori della cultura e con gli artisti locali.
[7]Esempi dei tre stadi citati sono, nella stessa successione, le seguenti mostre in calendario tra il 2019 e il 2020: BICI DAVVERO! Velocipedi, figurine e altre storie; Kenro Izu. Requiem for Pompei; Geumhyung Jeong. Upgrade in progress.
[8]Alcuni esempi concreti delle sinergie citate sono: la produzione di calendari dedicati ad artisti modenesi grazie al contributo delle aziende Infomotion e Tecnologic di Campogalliano; le campagne promozionali di Emilia Romagna Teatro Fondazione curate dagli artisti della galleria; l’affresco digitale di Gianluigi Toccafondo realizzato all’interno della Biblioteca Delfini di Modena; il progetto di street art “Icone 5.9” ideato da Pietro Rivasi e Andrea Losavio in occasione dell’anniversario del terremoto che ha colpito l’Emilia Romagna e realizzato grazie al contributo di Confindustria e di diversi Comuni modenesi; la recente collaborazione con il Museo Civico di Modena per la valorizzazione della storia del fumetto e dell’animazione modenesi (anni 1940/90).
[9]Cito, di seguito, alcuni progetti di Metronom: Livestudio un programma di art-in-residence dedicato ai giovani artisti che necessitano di un luogo per concretizzare ed esporre il proprio lavoro; Generazione Critica, una piattaforma di ricerca e un progetto di formazione e di approfondimento dedicato all’arte contemporanea, con una specifica attenzione alle esperienze dal Duemila in avanti; il progetto ARTIFACT, articolato in una mostra e un premio; il progetto Digital Video dedicato alla presentazione e esposizione dell'arte digitale; la collaborazione con il festival sloveno Fotopub .