Come un tipico Umarèll[1] mi affaccio al cantiere dell'arte contemporanea bolognese per curiosare e trarne le mie considerazioni. Mi sporgo in avanti con un senso di vertigine e cosa trovo? Una voragine infernale! La prima ad apparire alla mia vista, forse perché in loro mi rispecchio anche io, è la folta schiera di quei pseudo-professionisti – pseudo nell’accezione migliore del termine - che, peripatetici, si aggirano nel limbo, sospesi tra il voler e il poter essere. Una selva di artisti, critici e curatori - ‘gente di molto valore’ - piena di volontà, capacità, passione, energia e tenacia ma che non riesce ad aprirsi un varco nella rete a maglie strette … strettissime… del sistema dell’arte del capoluogo felsineo tessuta dalle solite mani.
Dai ‘vorrei ma non posso’ il salto alle Malebolge è breve e repentino. Ad accogliermi un lungo corteo di adulatori e lusingatori … che onnipresenti ad inaugurazioni, eventi ‘mondani’ e conferenze stampa tengono unti gli ingranaggi a suon di comparsate, selfie, post e salamelecchi. Ma la fine che fanno si sa... nell’aldilà giaceranno nello sterco umano custoditi da demoni cornuti …perché prima o poi giustizia è sempre fatta!
A seguire gli ipocriti, falsi e cortesi, e anche di quelli ne abbiamo le ‘cappe’[2] piene: sempre pronti ad ascoltare il prossimo, ma ancor più solerti a farsi poi di nebbia e a non concretizzare alcun progetto proposto dall’ ‘esterno’.
I consiglieri fraudolenti e i seminatori di discordia completano il quadro di coloro che pur di eliminare la concorrenza sono disposti al peggio. E le faide culturali a Bologna non mancano, le maggiori fazioni contrapposte sono l’Università e l’Accademia e da qui i contrasti proseguono in un continuum sia a scendere che a salire perseguendo una lotta vana in nome di una gerarchia dei saperi e delle competenze che non trova un suo asse stabile.
Ma - in questo scritto - non vorrei vestire solo i panni di Antenore [3] e così… anche per non finire congelata all’Inferno … mi accingo a riemergere dalla voragine infernale… eppure mi accorgo in fretta che anche nel Purgatorio non è tutto rose e fiori!
Concludo questa parodia con un augurio e un appello, quelli di una Persona che ama l’Arte e la propria Città. L’augurio è che il coro si ampli oltre le solite voci in favore di un humus più fertile e ricco, di una proposta culturale più vasta e articolata, che superi i limiti di un provincialismo che se da un lato porta a chiudersi in un’autoreferenzialità sterile, dall’altro subisce il fascino spesso acritico dell’esotico. L’appello, infine, è di creare percorsi formativi e professionali per curatori, di facilitare e incentivare la realizzazione di studi di artisti con continuità, oltre l’exploit del Nuovo Forno del Pane e della Raccolta Lercaro, di ampliare la platea sia degli attori che dei fruitori di questa ‘commedia dell’arte’ con proposte di qualità e spessore che non si spiaggino sugli allori del passato.
[1] Umarèll s. m. inv. (o con pl. scherz. pseudoinglese umarells) (fam.) Pensionato, perlopiù anziano, che passa il tempo a osservare e commentare i lavori in corso, a ridosso del cantiere. Fonte: vocabolario online Treccani
[2] Gli ipocriti sono puniti nella sesta bolgia, vestiti di pesanti cappe di piombo, dorate all’esterno.
[3] Il troiano Antenore tradì la sua città, ed è in riferimento alla sua vicenda che la seconda zona del nono cerchio dell’Inferno che ospita i traditori della patria e del partito viene denominata da Dante Antenora. Questi peccatori sono immersi nel ghiaccio con il viso all’insù.